La stampa, oggi, riporta
che “da parte di Comune di Vibo Valentia, Provincia di Vibo Valentia e Regione
Calabria è stata prospettata la possibilità
che l'azienda ottenga il permesso di utilizzare il combustibile da rifiuto e la
rivisitazione delle autorizzazioni per le attività estrattive all'acquisizione
della materie prime e la riduzione delle limitazioni degli arrivi di nave che
trasportano il carbone” (fonte: corrieredellacalabria.it). La stessa stampa riporta
che anche le organizzazioni sindacali si dicono unitariamente d’accordo (fonte:
ilquotidianoweb.it
). Mentre ieri il Governatore Scopelliti ha annunciato urbi et orbi che “chiederà
immediatamente un tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo economico”.
Cosa vuol dire ciò?
Semplicemente, che ancora
una volta si adotta la politica del fatalismo e del “caliamo le brache” e che
lo si fa fino a mettere la rischio la pelle e la salute dei cittadini vibonesi
tutti?
La trattativa sulla CIGS
si è conclusa nel gennaio scorso e i sindacati lo sapevano, come si evince
dalle rassegne stampa delle loro dirette organizzazioni sindacali (vedi qui).
E il Ministero del Lavoro ha concesso la CIGS (firmata con decreto n.65650 del
7/5/2012) a partire dal 1 febbraio 2012 fino al 31/01/2013. Dov’erano le rappresentanze sindacali
vibonesi? Non è, quindi, giustificabile la “caduta dal pero” delle
rappresentanza sindacali, istituzionali e politiche vibonesi, visto che le
stesse sapevano da oltre 5 mesi che sarebbe arrivata la “tegola”.
Questo porta,
inevitabilmente, a fare delle considerazioni sulla reale capacità, di certi
“sindacalisti” e certi politici locali, di rappresentare (realmente e lealmente)
i lavoratori e i cittadini vibonesi: quali presunzioni si celano dietro un
comportamento del genere? E, soprattutto, a chi giova?
La “vertenza Italcementi”
di Vibo Marina appare chiaramente come la classica “polpetta avvelenata” che la
Comunità vibonese dovrà ingoiare sotto ricatto. Solo che questa volta – a
differenza di ciò che si vuole fare credere - il “ricatto” è endogeno, non
esogeno.
Infatti, il “ricatto” non
lo fa l’Italcementi (essa persegue i suoi interessi, magari con metodi rozzi,
se si vuole, ma pur sempre legittimi), che si prende anche il lusso di “cazziare”
le “istituzioni” locali praticamente dicendo loro che si potevano svegliare
prima. Bensì le Istituzioni – pubbliche e private – che hanno la presunzione e
la supponenza di “gestire” un territorio e il suo fragile tessuto economico con
un’incoscienza amaramente disarmante.
Come si fa a dare fiducia
a certi rappresentanti (politici e sindacali)?
Perché accettare di
partecipare – palesemente dalla parte del torto, peraltro – a quella che, ogni
giorno che passa, si trasforma in una guerra tra poveri e disperati?
Basta leggere la
relazione al resoconto
intermedio di gestione al 31 marzo 2012 (trimestrale) di Italcementi, per
capire quali sono le strategie di sviluppo del gruppo: utilizzare le
dismissioni in Italia, per fare investimenti in Bulgaria e India. In altre
parole, delocalizzare. O, in alternativa, abbattere i costi di energia (ed
incrementare gli utili) con attività di revamping (CDR, PFU, petcoke).
Il progetto ravamping (CDR,
PFU e petcoke) è un progetto criminale per tutta la Comunità! Per capirlo, al
di là delle annose inefficienze delle istituzioni e degli enti che dovrebbero
tutelare la salute pubblica, basta leggere le relazioni e le “condizioni” poste
dall’Italcementi (e avallate da Comune,
Provincia e Regione) per portare a termine il progetto. (Proprio su questo blog
è stato coniata, a suo tempo, la definizione “Cemento Armato” riferita al
progetto revamping CDR, PFU e petcoke all’Italcementi di Vibo Marina).
E se tale progetto non è
stato ancora avviato, non si deve certo alle iniziative delle istituzioni e/o
dei rappresentati politici e/o sindacali del vibonese, chiedendo precise
garanzie per la tutela della salute pubblica. Si deve principalmente a quelle
(in apparenza) poche persone che hanno cuore la salute pubblica e l’ambiente di
Vibo Marina. Persone che s’informano e obiettano con argomenti concreti alle
parole vane e meramente propagandistiche di chi è stato eletto per
rappresentare gli interessi della Comunità tutta.
Per fortuna, la Calabria
fa ancora parte dell’Italia. E in Italia vigono leggi sulla tutela della salute
pubblica e ambientale, che hanno reso, fino ad oggi, inattuabile il “progetto
revamping” (che – è bene specificarlo - non è altro che un inceneritore di ogni
schifezza possibile e immaginabile, senza avere però le caratteristiche, i
“filtri” e le “garanzie” di un inceneritore vero e proprio).
Infine, per chiudere il
cerchio del ragionamento: a cosa serve il tanto proclamato “tavolo di crisi da
aprirsi presso il Ministero dello Sviluppo economico”, di cui il Governatore
Scopelliti ne ha annunciato la “immediata” richiesta, nei giorni scorsi? E’
troppo scaltro il “caro Beppe” – evidentemente, già in rampa di lancio per
candidarsi al Parlamento nazionale nel 2013 -, per confondere il Ministero del
Lavoro (che si occupa di CIGS) con il Ministero dello Sviluppo Economico. La
sua non è una gaffe. Infatti, il messaggio è stato subito recepito dai
sindacalisti e dai politici vibonesi, i quali hanno immediatamente avviato l’operazione
di fine strategia “caliamo le brache”. Alta politica allo stato puro…
Purtroppo, solita vecchia politica dell’emergenza. Quella “politica” che porta
a gestire il tutto “in deroga”. Anche di quelle leggi che salvaguardano la
salute pubblica e l’ambiente. Per questo, si chiede un “tavolo” presso il
Ministero dello Sviluppo Economico: per superare i limiti imposti dalla legge
(e non tenuti in nessuna considerazione dalle Istituzioni calabresi che a suo
tempo hanno avallato il progetto revamping, con la scusa dell’emergenza
rifiuti…) e ri-presentarsi candidamente agli elettori con l’ennesima operazione
“re-virgination” truffa. A spese della salute e della dignità di tutta la
Comunità vibonese.
Ma, del resto, da
personaggi così “sensibili” e “responsabili cosa ci si può aspettare? In tutta
questa messe di parole in libertà, da nessuno si è sentito esprimere un
concetto semplice e dignitoso: cara Italcementi, se decidi di andare sei libera
di farlo, ma non prima di aver ripristinato e bonificato le aree che la tua
attività ha inevitabilmente intaccato.
1 commento:
Preciso, argomentato e con riflessioni corrette! Lo amplifico linkandolo sul nostro blog!
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